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Published by cavalieriusb on 22 Luglio 2011
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  Nello studiare il rapporto tra l’uso di varie droghe, ci si è chiesti se l’uso di una conduca all’uso di altre, e se ci siano dei percorsi precisi oppure no. In particolare, la questione è interessante per chi la pensa in chiave legale, cioè per decidere se una droga, apparentemente innocua o comunque “tollerabile”, sia però rischiosa perché conduce all’uso di altre droghe, o rende vulnerabili alla tossicodipendenza da droghe pesanti. Esiste una “droga di passaggio”, che facilita in chi l’ha usata spesso il passaggio e il legame con droghe più pericolose ? La questione è stata posta in particolare con la cannabis, che, illegale e tollerata, è stata però indicata come “primo passo” verso l’uso di droghe pesanti, e come una specie di precedente “cerebrale” che facilita la dipendenza dalle droghe più pesanti. In altre parole, una droga che magari di per sé non è così impegnativa e rischiosa, potrebbe però diventarlo se, resa accettabile da questa apparente innocuità, si diffonde e crea un “ponte” che rende il passaggio alle droghe più pesanti precoce, rapido e lo spinge più rapidamente verso la dipendenza.

 

Non basta dire che ad esempio quasi tutti gli eroinomani in passato hanno iniziato con droghe più leggere, varebbe per la cannabis come il tabacco. In fin dei conti di tutti quelli che provano la cannabis una minoranza passa poi alle droghe pesanti, in particolare all’eroina. E’ vero che chi usa cannabis di solito prova le altre droghe di più, e prima (ad una età minore). E’ anche vero che chi prova la cannabis sotto i vent’anni tende a passare alle altre droghe molto più spesso che non chi la prova in età meno giovane. Anche questo tipo di dati non significa però niente, perché in realtà le cose potrebbero semplicemente stare in questo modo: chi usa sostanze, a partire ovviamente da quelle legali e più reperibili, in età precoce, ha una tendenza indiscriminata a provare tutte le droghe, e quindi proverà più probabilmente e prima anche quelle illegali e pesanti. Quindi il “ponte” non lo farebbe la sostanza, cannabis o altro, ma il temperamento della persona che prova e rischia, e che è attratta da tutto ciò con cui si può stimolare o alterare (la cosiddetta personalità “tossicofilica”).

 

Da uno studio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Degenhardt, 2010) si rileva un dato invece più chiaro: il cambiamento della diffusione della nicotina, per effetto delle leggi restrittive negli USA, non ha influenzato l’uso delle droghe che erano successive alla nicotina nella sequenza precedente. Così, sembra che le persone che tendono a usare droghe inizino con una più “leggera” e poi passino ad una più pesante, ma senza scegliere di preciso quale. Per prevedere i rischi di abuso di droghe in età adulta sono importanti: l’uso di una qualsiasi droga, l’età di inizio di una qualsiasi droga, e la presenza di un disturbo mentale prima dei 15 anni.

 

Non parrebbe che quindi ci siano “droghe-ponte”, ma “temperamenti-ponte”, cioè le persone passano da una droga all’altra più di quanto le droghe creino dei ponti per le persone.

I “ponti” potrebbero esserci in un senso diverso: alcune droghe potrebbero creano una predisposizione biologica, accorciando i tempi con cui, passando ad una sostanza diversa, si sviluppa un legame di dipendenza. Questo sembrerebbe il caso dell’eroina nei confronti dell’alcol. Non che l’alcolismo sia una conseguenza dell’eroinismo per tutti (è molto più frequente), ma in chi ha fatto uso di eroina la suscettibilità agli effetti “alteranti” dell’alcol sembra più esplosiva, come se quei cervelli già fossero preparati e “avidi” di un effetto di quel tipo. In questo modo chi tocca l’alcol da ex-eroinomane tende a legarcisi in maniera più intensa e rapidamente progressiva verso la dipendenza.

 

Un altro tipo di ponte, che sembra valere un po’ per tutte le storie di dipendenza, è l’evoluzione da droghe stimolanti a droghe sedative. Le persone che iniziano con uso di amfetamine, cocaina, psichedelici, tendono poi nel tempo a passare all’uso misto, per compensare effetti ansiogeni e depressivi delle sostanze stimolanti, e ancora dopo a passare ad un uso prevalentemente sedativo. Nel tempo il cervello cambia, e su questo terreno danneggiato dalle prime sostanze si radicano le seconde. Il “ponte” è rappresentato dall’effetto psicotossico delle prime sostanze, che rende sostanze come alcol, eroina e tranquillanti particolarmente ricercate per cervelli che non tollerano più una stimolazione pura, un’euforia agitata, ma richiedono un’euforia calma, uno stato di assenza e di narcosi piuttosto che di eccitamento e iperattività.

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