Caratteristiche ed effetti della cocaina
La cocaina è una sostanza di origine naturale, variamente trattata e proposta sul mercato illegale, con effetti di tipo “stimolante”, o “euforizzante”. Al contrario degli stimolanti deboli, come la nicotina e la caffeina, è classificata tra gli stupefacenti poiché in grado di alterare il rapporto con la realtà. A differenza di altri stupefacenti, come gli oppiacei, non è però caratterizzata da effetti sedativi (narcotici).
E’ una delle sostanze in grado di indurre perdita del controllo sull’uso, che se non si limita ad un periodo circoscritto definisce una tossicodipendenza. I suoi effetti negativi sulle funzioni mentali comprendono anche altre sindromi, come per tutte le droghe d’abuso.
Il suo consumo continuo produce una certa assuefazione ad alcuni degli effetti (per esempio quelli piacevoli), mentre altri divengono più probabili, sia perché non soggetti ad assuefazione (e quindi aumentati per effetto dell’aumento delle dosi), sia per un effetto opposto all’assuefazione, cioè una sensibilizzazione (aggressività, paranoia, isolamento dall’ambiente).
La brusca sospensione della cocaina dopo un periodo di uso regolare è seguita da un’astinenza, che non è però evidente tipicamente, poiché di tipo “depressivo” (sonno, inattività, rallentamento delle funzioni mentali in generale).
Per meccanismi analoghi a quelli delle altre droghe d’abuso, la cocaina induce tossicodipendenza. Per una serie di fraintendimenti e di false idee su cosa sia una dipendenza, si sente spesso dire (anche su testi medici) che quella da cocaina sia una dipendenza “Psicologica” o “di testa”, mentre altre, come quelle da eroina o alcol, siano insieme “fisiche” e “Psichiche”. Tale differenza non sussiste, poiché la dipendenza è un’espressione psichica di un’alterazione persistente della micro-struttura cerebrale di alcune aree, e ciò è vero per qualunque dipendenza, incluse quelle “non-chimiche”.
Andamento del consumo e delle malattie da uso di cocaina
Il consumo “ricreativo” di cocaina avviene per lo più per via intranasale o inalatoria (fumo), ma anche per via endovenosa. Le vie di somministrazione per fumo e endovenosa producono effetti più rapidi, e più rapidamente inducono nel soggetto un comportamento di consumo crescente. La rapidità è già massima con il fumo, mentre la dose è ovviamente massima con l’iniezione diretta in vena. Il soggetto, più che alla dose in sé, tende a cercare una salita dei livelli di cocaina, frazionando la dose in maniera da produrre più “salite” (flash).
Il consumo di cocaina è tipicamente variabile in quantità, anche perché l’astinenza corrisponde ad una interruzione dell’uso, e il consumo invece si verifica a ondate di ore o giorni consecutivi, a esaurimento.
La cocaina è lo stimolante più popolare in diverse zone del mondo, ma non è l’unico. In alcune zone ad esempio il mercato è dominato dalle amfetamine, o meglio da quelle consumate per via inalatoria o iniettiva (est-europa, giappone), presenti anche da noi ma poco diffuse (lo shaboo per esempio). Negli anni il mercato ha proposto, oltre alla formula da sniffare, quella da fumare, nota come crack o cocaina-base, da anni presente anche sul mercato italiano. Esistono poi miscele di eroina-cocaina (speed).
I consumatori di cocaina possono combinarla con altre sostanze, tra cui le più frequenti sono l’alcol e la cannabis, oltre a benzodiazepine. Il senso di questo abbinamento varia: alcuni seguono una sequenza alcol-cocaina, con livelli di euforia e disinibizione, al culmine dei quali “entra” la cocaina, anche per controbilanciare gli effetti collaterali dell’alcol ma proseguire con l’euforia. Altri ricorrono a prodotti calmanti per attenuare l’eccesso di ansia o paranoia della cocaina stessa, sia in chiusura che come passaggio per poter proseguire con l’uso.
Il consumo di cocaina “sopra” l’alcol causa la formazione, nel corpo, di una sostanza di fusione, il coca-etilene, che agisce come uno stimolante a durata d’azione maggiore. La combinazione delle due sostanze quindi può prolungare gli effetti della cocaina, cambiandone sia la tossicità che le conseguenze comportamentali.
I consumatori di cocaina sono in crescita, così come sono in crescita i casi curati dai medici. E’ però un errore pensare che vi sia stato uno spostamento dall’eroina alla cocaina, poiché quest’ultima non ha mai soppiantato l’eroina, né ha mai rappresentato la maggioranza dei casi di tossicodipendenza.
Tossicodipendenza
Dopo esposizione ripetuta, l’utilizzatore di cocaina può sperimentare una crescita del desiderio, che diviene fonte di problemi, poiché il tempo e le risorse dedicate alla cocaina interferiscono con le altre attività, e soprattutto non corrispondono ad un progetto di consumo piacevole.
Le caratteristiche del consumo cambiano: esso diviene solitario, e le compagnie con cui si fa cocaina divengono per lo più persone coinvolte nell’uso di cocaina. L’effetto diventa sempre meno duraturo e meno utile, cosicché lo scopo iniziale (funzionare meglio, fare sesso, divertirsi) decadono e addirittura si arriva ad un consumo isolato, in ambienti in cui non si fa niente se non consumare la cocaina, o si compiono attività comuni ma in uno stato di “isolamento mentale”.
Le persone in questa fase tipicamente non si fanno trovare, spariscono e staccano il telefono, tornano ad orari strani dopo assenze ingiustificate, hanno fretta di interrompere quello che dovrebbero fare per recarsi in posti non meglio precisati, e mancano agli impegni presi.
La capacità di mentire si sviluppa in funzione all’uso di cocaina, inizialmente in maniera efficace, poi come semplice negazione dell’evidenza.
Le dosi e lo schema di uso variano, anche variando la qualità della sostanza. E’ tipico che la persona riferisca di un “peggioramento” della cocaina disponibile sul mercato, riferendo che si tratta di roba tagliata troppo, o mischiata con sostanze “sintetiche” o di fortuna. Pur potendo essere vero, quello che realmente accade è che il cervello non sente più la cocaina in maniera piacevole, come se appunto non fosse più la stessa qualità di sostanza. Effetto troppo breve, depressione subentrante, ansia troppo presto e a volte dominante, paranoia che viene facilmente quando prima accadeva solo a dosi elevate etc.
L’effetto immediato della cocaina è quello di creare una visione onnipotente, ottimistica, di facilità di pensiero e di programmazione del futuro. In questo stato le persone compiono errori di valutazione per superficialità, omissione, sopravvalutazione delle proprie possibilità concrete e sottovalutazione dei rischi. L’atteggiamento verso chi contrasta questo atteggiamento è arrogante e supponente, quando non francamente aggressivo. Il modo di fare può essere accelerato, frenetico, con scatti muscolari o tremori, ma non sempre questo accade, ovvero non sempre l’utilizzatore è visibile da come si muove e parla.
Durante la fase della dipendenza l’umore diviene instabile, con tipiche fasi di “ritorno” dopo l’uso con depressione, sensi di colpa, atteggiamento disperato e prostrato. Ciò dipende non tanto da una ripresa della capacità di giudizio e controllo, ma dalla temporanea depressione prodotta dall’intossicazione.
La persona non ha un atteggiamento costante nel denunciare i sintomi della dipendenza: quando è di buon umore tende a spostare l’attenzione verso altro, ha facilità a negare, a convincere o a dissimulare; quando l’umore va giù chiede aiuto con urgenza e può essere più sincera nell’ammettere l’uso. Lo stesso atteggiamento si ripercuote sulla capacità di seguire una cura, o di accettare contromisure di tipo economico o logistico che gli altri prendono per contenere i danni.
Altri effetti psichici
Depressione. Le persone che cessano l’uso di cocaina possono attraversare periodi di depressione duratura, centrata soprattutto sul fastidio per l’assenza di motivazione, per un umore abulico, per un disinteresse per le opportunità. La persona si concentra sui danni che si sono prodotti a causa della cocaina, lamenta il proprio disagio come se chiedesse agli altri di fare qualcosa per dargli nuove possibilità o motivazione, spesso non dimostrando di comprendere l’inevitabile diffidenza o difficoltà nella ripresa di attività sociali. Quando tale insistenza è soprattutto rivolta all’ottenere soldi, si deve sospettare un uso ancora presente, o comunque un desiderio ancora presente, anche se negato.
Aggressività. Durante il consumo possono verificarsi ricorrenti episodi aggressivi, altrimenti estranei al modo di fare della persona, o che vanno oltre le intenzioni della persona. Le basi dell’aggressività in una persona sotto cocaina sono la presenza di deliri e allucinazioni, ma anche semplicemente l’atteggiamento di aumentata suscettibilità, l’impulsività e l’atteggiamento di sfida che la persona assume.
Psicosi persistente. In alcuni casi, anche dopo l’interruzione dell’uso di cocaina, continuano a verificarsi deliri e allucinazioni. Biologicamente, non è strano che nel ritorno alla normalità si attraversi un periodo di vulnerabilità a questo tipo di fenomeni. Più rara è la presenza di psicosi persistenti. In questi casi va considerato anche l’uso concomitante di altre sostanze, come la cannabis.
Disturbo bipolare. E’ la condizione psichiatrica più spesso associata all’uso e alla dipendenza da cocaina, nelle sue varie forme e declinazioni. Durante il consumo si può facilmente passare da una versione fisiologica del bipolarismo (ciclotimia, ipertimia) ad un disturbo vero e proprio. Al cessare dell’uso di cocaina si prevede che la sindrome bipolare migliori. Tuttavia la componente depressiva associata alla dipendenza, analoga a quella delle forme bipolari II, può essere duratura e facilmente riprodursi ad ogni ritorno del consumo. Se il consumo invece prosegue, il disturbo può raggiungere anche livelli di gravità massima, con fasi eccitante psicotiche. Tipicamente, queste fasi tendono ad essere più brevi, con attenuazione e ri-esacerbazione a seconda dei livelli di consumo.
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