Le metamfetamine sono un gruppo di sostanze, i cui effetti variano a seconda della struttura chimica ma anche della via di somministrazione. Nei decenni scorsi la metamfetamina più famosa da noi era la MDMA, nota con vari nomi tra cui quello di ecstasy è rimasto il più famoso. In questo caso si trattava di “pasticche”, da assumere per bocca. Altre forme di metamfetamina sono preparate per essere inalate per via nasale o fumate e quindi inalate per via polmonare, o iniettate. La via di assunzione endovenosa dà l’idea di essere quella “pericolosa” quando si parla di dipendenza, ma invece anche la via inalatoria produce effetti altrettanto rapidi, e comunque la via endovenosa in genere è utilizzata più per aumentare il rapporto effetto/dose, cioè per ottenere effetti maggiori senza spendere di più, nonostante i rischi connessi all’iniezione. Questo di solito caratterizza soggetti già assuefatti, che hanno bisogno di dosi maggiori, ma che allo stesso tempo hanno esaurito le possibilità economiche, e quindi devono economizzare. La metamfetamina in forma “cristallina” (chicchi traslucidi) per uso inalatorio o iniettivo è nota con il nome di shaboo, ice (crystal). La polvere non cristallizzata è invece nota come speed (meth, chalk) ed è destinata all’uso per via inalatoria o orale. E’ inodore e amarognola.
In generale, la metamfetamina appartiene alla categoria degli “stimolanti”, come la cocaina. Ne condivide il tipo di azione cerebrale, che però è più duratura. A seconda della via di assunzione, l’effetto può comparire con una certa gradualità, oppure in maniera rapida, per poi permanere a lungo. Rispetto alla cocaina, i rischi psichiatrici sono maggiori proprio perché eventuali reazioni negative durano nel tempo, il che aumenta la pericolosità potenziale. Lo stesso vale per gli molti effetti somatici. Il costo risulta contenuto, per la relativa facilità con cui è sintetizzata e la poca quantità necessaria per confezionare una “dose”. Ha per questo trovato fortuna in ambienti poco danarosi, anche se questa distinzione, sia di taglio di costo, sia di ambienti, come per ogni sostanza tende nel tempo a livellarsi.
La metamfetamina fumata o iniettata ad esempio combina un effetto rapido con una durata lunga, per cui copre con una singola dose (0,10 g) il tempo che è coperto da diverse dosi di cocaina inalata per via intransale, per un totale di 1 g circa. Un utilizzatore occasionale può quindi risparmiare, e la dipendenza può essere alimentata anche in condizioni di indigenza. Più l’assunzione è resa rapida da un assorbimento elevato (inalazione, iniezione), più c’è un effetto immediato e breve che corrisponde alla “botta” e che diventa l’oggetto del desiderio, mentre nelle assunzioni a inizio ritardato vi è una maggiore dipendenza dall’esperienza euforica o dai rinforzi positivi (le cose che si riescono a fare durante l’effetto prolungato per ore). Chi è interessato alla parte rapida può ripetere l’assunzione a breve distanza di tempo, creando così un accumulo altamente tossico per il cervello, cioè arrivando a intossicare grossolanamente il cervello per poter riprodurre un effetto intenso subito dopo che si è attenuato.
In Europa ci sono zone, come la nosta, in cui la cocaina è lo stimolante principalmente utilizzato, mentre altre (i paesi dell’Est) in cui le amfetamine sono molto comuni, mentre lo è poco la cocaina. Probabilmente si tratta anche di una ragione di mercato. Le prime esperienze con questa sostanza, specie tra i più giovani possono avvenire in occasione di gite o periodi di soggiorni in paesi dell’Est. Così come Amsterdam per anni è stata meta di turismo legato alla droga di tipo cannabinoide o allucigeno, i paesi dell’Est possono essere mete ambite anche per sperimentare nuove droghe caratteristiche di quelle zone.
Sostanzialmente gli effetti ricercati consistono in una energia e in una carica esaltate per ore, senza che subentri stanchezza, noia, con una sensazinoe di essere “in movimento”, con la spinta a parlare, ad interagire, a partecipare in maniera frenetica e divertita a qualsiasi tipo di situazione capiti, con disinibizione. La persona non risente del venir meno degli stimoli, per cui tipicamente trascorre notti uscendo dai locali in chiusura per cercarne altri ancora aperti, spostandosi da un luogo all’altro, cercando occasioni di coinvolgimento, oppure “a vuoto”. L’umore può essere inizialmente euforico, ma come accade più o meno per tutti gli stimolanti, l’umore può sfociare sul versante litigioso-aggressivo, possono svilupparsi deliri acuti e confusione (disorientamento spazio-temporale), con successiva amnesia per il tipo di pensieri e di percezioni avute. Al contrario di quanto accade con altre droghe, parte della reazione del cervello allo stimolante tende ad essere sempre più esplosiva, e sbilanciata sulla qualità “aggressiva” o “paranoica”.
A seconda della via di iniezione, la droga induce rapidamente un desiderio di sé, per cui chi ne diviene dipendente riferisce spesso un legame che si è stabilito presto, o da subito. Biologicamente, la dipendenza si definisce quando la voglia non va più di pari passo con il desiderio, ovvero la persona non ha più nel piacere che desidera il movente del comportamento, che invece procede da solo, come se rispondesse in automatico o stimoli esterni o si attivasse da solo.
Il tipo di danno comprende la dipendenza e altri disturbi mentali. Mentre la dipendenza è condizionata dal tipo di sviluppo dell’effetto, e cioè alla via di somministrazione e alle caratteristiche di diffusione della sostanza nell’organismo, gli altri disturbi possono essere indipendenti. L’ecstasy ad esempio, anche se assunta senza aver dato dipendenza, può produrre invece vari disturbi mentali, non sempre transitori, dal disturbo delle percezioni corporee persistente nel tempo alla psicosi. Si possono verificare gesti distruttivi, azioni compiute in stato allucinato, omicidi e aggressioni.
Come per ogni altra droga, i disturbi mentali indotti da metamfetamina possono essere la prima manifestazione di un disturbo mentale a cui la persona è predisposta per fattori di tipo biologico o ereditario, ma che magari non avrebbe trovato espressione ancora per anni, o magari mai in forma conclamata. Oppure vi possono essere casi di soggetti già adulti con storia psichiatrica nulla o lieve, che sotto metamfetamina sviluppano scompensi mentali gravi con conseguenze durature.
L’astinenza da metamfetamina è particolarmente impegnativa, poiché la lunga durata dell’azione esaurisce le riserve cerebrali di neurotrasmettitori, e condiziona i recettori in maniera da tenerli “spostati” sulla posizione di “spento”, tanto per capirci. Il cervello di un assuntore di metamfetamina impiega molto tempo per tornare alle condizioni iniziali (mesi) e lo fa gradualmente, cosicché dopo molti mesi la funzionalità è ancora ridotta. Questo accade sia per quanto riguarda umore, spinta vitale, iniziativa, capacità di divertirsi, sentimenti negativi, sia per quanto riguarda le capacità intellettive, la rapidità di pensiero, la capacità di comprensione del linguaggio, la memoria.
La riabilitazione di un soggetto che ha sviluppato disturbi da metamfetamina è impegnativa. Si devono distinguere persone che hanno sviluppato disturbi dopo un breve periodo di uso, o persone dipendenti dalla metamfetamina. La terapia è possibile, ma la cura della depressione da metamfetamina presuppone il non ripetersi dell’uso di nessun stimolante o altra droga, e la necessità di evocare una risposta lenta e graduale, così da non produrre scompensi ansiosi, o di instabilità dell’umore.
La MDMA ha un’azione che comprende sia una stimolazione dopaminergica che una serotoninergica spiccata, con effetto descritto come empatogeno, ovvero un senso di comunione e vicinanza con gli altri, con facilità alla verbalizzazione, o sensazione di intesa e condivisione e di intimità. Il danno psichico che consegue, non sempre reversibile, comprende vari gradi di manifestazioni, dalla depressione lieve transitoria alla psicosi cronica. Si può dire che i sintomi sembrano ricalcare “a stampo” l’effetto acuto, per cui la persona è spesso tormentata da deliri o ossessioni riguardanti il giudizio altrui, la possibilità di essere deforme, di non controllare i pensieri, di non essere più “agganciata” al corpo e al mondo, di non riuscire a comunicare in maniera spontanea, di essere impacciata o strana, di turbare gli altri con lo sguardo, fino ai classici deliri di riferimento o di persecuzione e alle dispercezioni franche. Può esservi alternanza di apatia e aggressività, con componente ansiosa critica tipo panico o continua nel contesto di una depressione.
Le amfetamine sono utilizzate spesso per prolungare la veglia, a volte per studiare, a volte per divertirsi e compiere attività freneticamente, come ballare o fare sesso. Questo stato di iperattività combina di solito il ridotto appetito con l’aumentato dispendio di energie, la disidratazione e lo sforzo muscolare sostenuto. Possono subentrare danni al tessuto muscolare (miolisi) con rischio di insufficienza renale, ipertermia maligna (con contrattura muscolare diffusa), acidosi metabolica, disidratazione ipotonica per assunzione di acqua in grandi quantità dopo sudorazioni intense ipertoniche. Lo stress cardiocircolatorio può essere complicato da vari eventi.
Alcune varianti, specie quelle MDMA-simili (nexus, tnt, eve, love drug, golden eagle, blu mystique), possono dare la sindrome serotoninergica come insieme di varie manifestazioni, in particolare se hanno un’azione sulle MAO-A (flatliner) oltre a indurre rilascio di serotonina come l’MDMA.
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