Una modalità nuova di produzione di scompensi affettivi deriva dalla possibilità di interagire virtualmente.
Il piano virtuale non è nuovo, poiché la stessa tradizione poetica ci propone, da sempre, esempi di come il cervello alimenti proprie visioni, immaginazioni e elaborazioni di persone da cui si è attratti o di cui ci si è innamorati, più o meno superficialmente, ma in maniera intensa. L’alimentazione virtuale cresce al punto da poter superare la consistenza reale, ma non solo. La parte virtuale ha un vantaggio su quella reale, e cioè di poter essere slegata da ciò che non soddisfa il modello ideale.
Con la tecnologia attuale, ciò che cambia è la rapidità e l’immediatezza degli scambi virtuali, cosicché è facile trovare intense, interessanti e entusiasmanti delle conoscenze fatta da poco tempo, e senza contatto diretto.
Chi usa la virtualità per truffare confida sul fatto che qualcuno risponderà a tentativi di aggancio, per poi indurlo alla fiducia, o all’innamoramento, con un meccanismo di gratificazione (far sentire l’altro unico, speciale, diverso dagli altri, una specie di miracolo inatteso). La contraddizione che non si arrivi alla conoscenza diretta è resa parte dell’unicità del rapporto, cosicché la persona sia condizionata a non insistere. Ci si ritrova a farsi andar bene l’assenza di un contatto diretto, per poi addirittura vivere questa stranezza come un valore aggiunto, la prova cioè di una profondità di sentimento che resiste all’assenza di contatto.
Il punto centrale non è la truffa, che in sé è banale. Il punto sta nelle condizioni psicologiche della vittima, che si sente prima speciale, e poi non vuole smettere di sentirsi tale, o addirittura decadere e non essere più ritenuto speciale.
Qui i meccanismi sono statisticamente diversi per uomo e donna. L’uomo tende ad essere comunque gratificato da proposte sessuali, ma i più timidi possono anche essere agganciati facendo leva sulla componente sentimentali. La donna è più sensibile ad esche sentimentali, e la stranezza dell’evitamento del contatto diretto può essere in questo modo meglio mascherata.
I truffatori tentano numerosi contatti, dopo di che selezionano chi risponde, e le persone con cui possono stabilire contatti, per poi sottoporle ad una prova, in genere richieste di soldi.
Sul piano psichiatrico, il problema emerge alla fine di solito, anche se non mancano casi che colpiscono proprio persone che sono già in cura, e possono essere arginati prima. La persona infatti “difende” la truffa quando inizia a sospettarla, poiché gli è faticoso e doloroso ammettere che si è sbagliato. Non è tanto ammettere l’avvenuta truffa, quanto la non-esistenza del sogno che aveva coltivato. Chi è truffato si può comportare come un “dipendente”, che nasconde l’entità del danno per poter continuare ad alimentare il meccanismo, sperando che l’evidenza della truffa possa essere rimpiazzata da un qualche rilancio, a cui sono pronti a credere.
Spesso il truffato continua a riferisi all’entità virtuale a cui legato, e continua a ragionare come se dovesse, in qualche modo, avere la soddisfazione di farla tornare, rivelare o finalmente realizzare la storia sentimentale, con difficoltà a partire dal presupposto che tale storia non è semplicemente mai esistita in maniera condivisa.
Contattami su WhatsApp!