Un peggioramento del sonno o la comparsa di insonnia può essere causata dalla sospensione o riduzione di sostanze chimiche abitualmente assunte. Può trattarsi di sostanze assunte come sonniferi a cui si è sviluppata assuefazione, o anche di sostanze assunte abitualmente ad altro scopo, sia medicinali che non.
Durante le disintossicazioni da sostanze, specialmente quando autogestite, può comparire insonnia. Spesso accade dopo la sospensione o riduzione di alcol e tranquillanti/sonniferi, o dopo la riduzione di oppiacei.
Non sempre il sonno è alterato subito dopo la sospensione della sostanza, e questo dipende anche dalla rapidità con cui la sostanza è “smaltita” dall’organismo, poiché quando la sostanza è rapidamente smaltita l’astinenza inizia presto e in maniera intensa, quando la sostanza è smaltita lentamente l’insonnia inizia tardivamente. A seconda del grado di assuefazione l’insonnia può raggiungere livelli di gravità variabili: il grado di assuefazioni non si può sempre indovinare dalla dose espressa in numero di gocce o milligrammi, perché i vari sonniferi e le varie sostanze hanno potenza diversa anche sono simili come meccanismi d’azione.
L’insonnia da sospensione di un sonnifero a breve durata d’azione (lorazepam, triazolam, alprazolam) è immediata e consiste in un aggravamento dell’insonnia, ad un livello peggiore di quella per cui si era iniziato ad assumere il sonnifero. Di solito la persona si spaventa e prosegue l’assunzione del sonnifero. Anche se non vi è stata sospensione ma solo riduzione, il peggioramento immediato del sonno può essere da ostacolo per completare la sospensione graduale.
Nel caso della sospensione di un sonnifero a lunga durata, l’insonnia può iniziare in ritardo, ma durare più a lungo. In questo caso ad esempio una riduzione graduale può non causare conseguenze immediate ma essere seguita da un graduale peggioramento del sonno nei giorni seguenti, anche se la persona è riuscita a ridurre o a sospendere il farmaco. Tipicamente dopo giorni di insonnia persistente la persona tenderà a riprendere il sonnifero. Il processo di astinenza non è quindi dipendente dalla presenza di residui della sostanza nell’organismo, ma dal riadattamento del cervello alla assenza della sostanza.
La sospensione di un sonnifero a cui si è sviluppata assuefazione dovrebbe essere praticata sempre sotto controllo, ma soprattutto quando il disturbo di fondo (solitamente incentrato su ansia o umore) è controllato. Altrimenti, anche in presenza di una modesta alterazione del sonno, vi è un aumento brusco dell’ansia o un peggioramento dell’umore tali da ricondurre con urgenza e spavento la persona verso il sonnifero.
Le situazioni più delicate nella sospensione del sonnifero sono le insonnie croniche (cioè che durano da tempo) complicate da uso di sonniferi con azione rapida ma lunga durata. In questi casi la persona può riuscire a sospendere gradualmente il sonnifero, ma il sonno tenderà a rimanere disturbato più a lungo per una combinazione di peggioramento immediato (ma transitorio) del sonno e aumento graduale dell’ansia diurna. Inoltre, se il disturbo dell’umore o d’ansia che di solito è associato all’insonnia cronica non è opportunamente trattato, il sonno rimarrà spezzato, superficiale e non ristoratore.
I sogni vividi o agitati possono associarsi alla riduzione e sospensione del sonnifero, specie quando nel frattempo è in corso una terapia a base di antidepressivi.
Da evitare l’autogestione della sospensione dei sedativi e dell’alcol, e la gestione “sintomo per sintomo” dell’astinenza che si sviluppa. Infatti, alcune astinenze come quelle da sonniferi e alcol hanno un rischio di crisi epilettiche. Chi si autogestisce può compiere l’errore di tamponare l’insonnia con un prodotto sintomatico che però non copre il rischio epilettico.
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