Una situazione di crisi individuale o ambientale che frequentemente si osserva nella psichiatria è quella legata a relazioni vissute ossessivamente o con comportamenti minacciosi o di controllo. La gelosia è quel sentimento di esclusività del rapporto con un’altra persona, che implica l’antipatia, il sospetto o l’ostilità agita verso terze persone viste come potenziali o attuali concorrenti. La gelosia ha due componenti che si ritrovano entrambe nelle sindromi patologiche, e cioè quella difensiva (competitiva) e quella offensiva (di controllo). La persona gelosa può cioè intervenire o mantenere il controllo su potenziali “concorrenti” (persone, ma anche situazioni o ambienti) che si profilano, nell’idea che questi elementi possano separarlo dalla persona che ritiene “sua”. Altrimenti, c’è la gelosia offensiva, cioè quella in cui la persona agisce in assenza di reali o attuali concorrenti. Questa distinzione non è netta, perché la gelosia porta comunque a leggere come attuali o potenziali minacce elementi che invece altri non vedrebbero così, e va riferita se mai all’atteggiamento della persona amata, se cioè l’origine sia una infedeltà o promiscuità o atteggiamento ambiguo o libertino da parte del partner, oppure se la gelosia sia una modalità automatica di fissare la relazione nonostante una fedeltà senza ombre e l’assenza di minacce concrete. Anche in questo caso però la visione e l’interpretazione del comportamento altrui come “poco chiaro” o fedifrago è legata alla stessa gelosia, e quindi la distinzione anche qui non è possibile. La vera distinzione da fare è quella sulla modalità di pensiero del partner geloso, e del suo comportamento.
Importante è capire come è nato il pensiero della gelosia, e che forma ha preso. Questo è importante anche perché nell’idea di valutare in che modo eventualmente aiutare la persona gelosa o la coppia a risolvere la situazione, è bene capire non tanto se vi siano ipotetiche o reali ragioni per la gelosia (anche perché il medico non potrebbe comunque saperle e non fa l’investigatore), ma come sta funzionando il cervello della persona gelosa. L’istinto di gelosia può essere evocato con un ragionamento che segue una via logica, oppure illogica. Ad esempio, se il proprio partner saluta una persona per la strada, il pensiero automaticamente fa una prova di gelosia, che in assenza di altri elementi decade: in altre parole, il cervello ragiona rapidissimamente sull’ipotesi del tradimento, la giudica non significativa, e la accantona. Può però invece farla fissare, farla girare in testa. Il pensiero è un eccesso di logica, cioè un elemento che di per sé non è assurdo, diventa però senza giustificazione importante, da chiarire, fonte di un dubbio crescente. Da qui partono i comportamenti di verifica, di controllo, le richieste di chiarimento, che peggiorano la situazione perché introducono nuovi elementi, i quali possono in teoria essere tutti altre fonti di dubbio logico. Il punto di partenza della gelosia “ossessiva” è infatti di avere una certezza di non-infedeltà, il che è un presupposto assurdo, poiché solitamente i rapporti si fondano non sulla certezza di non-infedeltà, ma sulla probabilità di fedeltà. La probabilità non è una certezza, è solo una conoscenza con un margine di indefinizione, di errore e di mutabilità nel futuro che però il cervello considera accettabile come base operativa per decidere di fidarsi di una persona. Il geloso ossessivo può rimanere a lungo nascosto, e poi esplodere magari in scenate, a volte dichiarandosi esplicitamente in preda ad un dubbio lancinante, oppure nella speranza che, senza confessare il perché del suo malumore, succeda qualcosa che uccida il dubbio. L’ossessivo spesso non esplicita i suo timori perché così facendo ritiene di annullare il valore di ogni risposta da parte del partner. Attende una conferma negativa, terrorizzato dall’idea di poter invece trovarne una positiva. Questi soggetti non sono in realtà gelosi “d’animo”, ma sono in un certo senso “costretti alla gelosia” dai loro dubbi incontrollabili. Nonostante questo e il fatto che siano consapevoli della natura ossessiva dei loro pensieri di gelosia, la persona è divisa a metà tra la voglia di liberarsi della gelosia e il bisogno di avere risposte alle sue paure.
L’altra forma di gelosia è quella ipersensitiva. In questo caso l’idea di gelosia nasce da sola, in genere sulla base di un generale sospetto su tutto e tutti. Nella mente del paranoico, è proprio la persona che ti ha dichiarato amore e fedeltà che rappresenta la minaccia più pericolosa, proprio perché chi si è esposto emotivamente può rimanere ferito da eventuali tradimenti. L’atteggiamento del geloso sensitivo alterna “suppliche” di dimostrazioni di fedeltà o di prove d’amore a pretese di chiarimenti o provocazioni tese a verificare la fondatezza del sospetto non tanto sulla base di elementi oggettivi quanto sulla base del tipo di reazione della persona, cioè se la persona provocata dimostra di “capire” la gelosia del partner. Poiché la gelosia del sensitivo ruota intorno al suo stato d’umore, può apparire e scomparire improvvisamente, ma può degenerare in presenza di situazioni autentiche di tradimento o di competizione. Il problema nella gelosia sensitiva o umorale è che se la persona non si sente assecondata o rassicurata sul piano della gratificazione e dell’autostima, insiste nel provocare la partner e nel trattarla “come se” ve ne fosse ragione. In questa spirale, eventi inizialmente irrilevanti possono assumere proporzioni crescenti. Il geloso umorale non si sente sufficientemente ricambiato, o gratificato, o riconosciuto nel suo ruolo di parte dominante della coppia perché ritiene di non ricevere sufficiente attenzione, dedizione o amore, e fa equivalere questo ad un tradimento senza oggetto, un tradimento ideale. I gelosi umorali non necessariamente sono gelosi di altre persone, la gelosia può essere anche possessività, in cui sono gelosi dell’attenzione che il partner non dedica a loro, naturalmente secondo il loro punto di vista.
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