Il comportamento alimentare è soggetto ad alcuni disturbi, in parte inquadrati in maniera precisa, come la bulimia e l’anoressia, in parte ancora poco conosciuti e descritti.
Di fatto, i casi di obesità o di disagio per l’incapacità di controllare il proprio appetito sono gestiti in base all’elemento “peso corporeo”, in genere con approcci quali diete e rieducazione alimentare, oltre che terapie farmacologiche.
In verità, molti soggetti sovrappeso che quotidianamente si confrontano e lottano contro il pensiero del cibo e falliscono nel tentativo di ignorare o controllare il proprio appetito, non traggono alcun beneficio da misure dietologiche, semplicemente perché non sono in grado di gestirle. Non si tratta di volontà ma del fatto che l’appetito e quindi il comportamento di ricerca del cibo non sono controllabili nemmeno avendo una forte motivazione al dimagrimento.
Al contrario, spesso la dieta in queste persone esacerba pensieri e istinti riguardanti il cibo, ed è vissuta come un tentativo fallimentare ma anche odioso di sottrarre il cibo. La persona, anziché vedere ridotto il proprio appetito, che è il centro della preoccupazione, vede ridotto l’oggetto da consumare, che il cervello identifica come un elemento essenziale e irrinunciabile, per cui reagisce con un aumento della voracità e della frustrazione per l’ evidente incapacità di fare quello che in condizioni normali sarebbe possibile (mangiare di meno e dimagrire).
Ma soprattutto, queste persone sanno che il problema non si esaurirà nella perdita di peso, e che il problema dell’appetito ritornerà anche dopo essere dimagriti, causando o un nuovo ingrassamento, o comunque un disagio cronico rispetto alla necessità di arginare questo aumento. Le terapie farmacologiche per il controllo dell’appetito sono efficaci nella bulimia, ma non esiste ad oggi un farmaco affidabile e sicuro per tenere l’appetito sotto controllo, che possa essere usato in maniera continuativa . La dipendenza da cibo è quindi una “nuova”
patologia, di definizione recente, che tuttavia risponde al modello generale di una dipendenza, una di quelle dipendenze non direttamente chimiche.
Dipendere dal cibo può comprendere anche episodi di vere e proprie abbuffate, con consumo di grandi quantità di cibo, come nella classica bulimia, ma non è necessariamente così. L’alterato rapporto con il cibo, vissuto in maniera eccessivamente urgente e intensa, si può esprimere nei seguenti modi:
Esistono forme eclatanti per quantità, che inducono quindi la persona a comprarsi il cibo di nascosto, a tenerlo nascosto e portarlo con sé sempre, a consumarlo di nascosto. Vi sono però anche forme subdole, dominate da questa lotta quotidiana tra appetito e intenzione di controllare il comportamento, compensate per quanto riguarda il peso dalla possibilità di saltare pasti, di fare esercizio fisico o altro.
La terapia spesso inizia con un errore fondamentale, ovvero quello di trattare questi casi come se derivassero da un appetito abnorme per il modo in cui si genera: si cerca di ripristinare un contesto normale di alimentazione, e di modulare fattori affettivi, cognitivi e quant’altro al fine di riportare l’appetito in linea con la fame, ed evitare che si associ ad altre valenze, come la gratificazione o l’automedicazione di stati depressivi.
In realtà, il dramma dei dipendenti da cibo è un appetito eccessivo, spesso fin dall’infanzia, e ogni ragionamento sul cibo e l’alimentazione non ha un grande impatto poi sul comportamento. Diversi antidepressivi che riducono l’appetito nella persona depressa/ansiosa, o curano la bulimia classica, non sono di fatto utili in queste forme.
Il vantaggio che danno è spesso quello di minori sensi di colpa e una minore tendenza a rimuginare sul proprio problema, ma non producono i risultati attesi sul controllo alimentare o sul dimagrimento.
Il successo delle diete è possibile, ma temporaneo, e non è seguito da un equilibrio soddisfacente e stabile con un regime alimentare più controllato, che è vissuto comunque come una privazione o una rinuncia.
Altri approcci farmacologici per il controllo dell’appetito e della voracità, o chirurgia correttiva dell’obesità possono essere alternative percorribili per soggetti affetti da questi disturbi.
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