Con il termine di dipendenza sessuale si indicano i quadri di coinvolgimento in attività di stimolazione sessuale che il soggetto non riesce a controllare secondo l’intento di procurarsi piacere e soddisfazione, o che non riesce ad evitare nonostante la consapevolezza di un danno indesiderabile.
In generale, essere dipendenti significa aver perso e non riuscire a recuperare il controllo su un comportamento appetitivo, cioè il desiderio di avere e consumare qualcosa. Una situazione di controllo si ha quando l’individuo giudica desiderabile la condizione in cui consuma un oggetto o attua un comportamento, indipendentemente da quanto intenso, duraturo o rischioso è questo coinvolgimento. Il controllo è perso quando il comportamento è ripetuto nonostante una generale insoddisfazione, o nonostante danni al resto della vita dell’individuo, che lo rende indesiderabile.
I comportamenti sessuali che inducono più facilmente dipendenza sono quelli di auto-stimolazione tramite materiale pornografico, strumenti “fisici” come oggetti meccanici, o pratiche auto-erotiche di vario tipo, dalla masturbazione agli stimoli dolorosi. Sono inclusi quei comportamenti che sono praticati con altre persone, di solito prostituti/e, ma sostanzialmente sono gestibili liberamente perché “a pagamento” e quindi liberamente disponibili e ripetibili su richiesta.
Non è il comportamento ad essere patologico, ma l’assenza di controllo rispetto agli scopi di gratificazione che l’individuo vuole ottenere. Va da sé che un comportamento che non dà più soddisfazione nella normalità dovrebbe estinguersi, anche se prima era gratificante, perché ha cessato di esserlo. Se ciò non si verifica, e la persona non riesce a non pensarlo come gratificante nonostante la consumazione sia deludente, il controllo è stato perso. Allo stesso modo, se la persona non riesce a organizzare il proprio comportamento in modo da inserirlo nella propria vita quando e come vuole (cioè liberamente), finisce per sacrificare il resto della vita alla smania di attuare il comportamento in qualsiasi momento questa venga fuori (cioè ne diviene schiavo). Così diviene sempre più difficile anche procurarsi risorse per sostenere il comportamento stesso (ad esempio economiche), e anche se il comportamento in sé rimane gratificante non vi è più soddisfazione generale, e tale gratificazione è sempre più difficile a causa dell’incapacità di gestire il desiderio.
Una persona con iperattività sessuale può ad esempio scegliersi il materiale pornografico che preferisce o i partners a pagamento che preferisce, mentre il dipendente sessuale finisce per trascorrere il suo tempo in questa ricerca al punto da non disporre più (perché non riesce più a lavorare o a dedicarsi alla vita sociale) di larghe risorse, e quindi magari si adatta alle prime cose che trova, accettandone anche rischi (igienici e infettivi, o ambientali), pur di consumare immediatamente.
La dipendenza sessuale è un problema tipicamente maschile. Uno studio sulle reazioni del cervello umano agli stimoli sessuali ha dimostrato che le scene pornografiche solo nell’uomo producono uno stato di eccitazione sessuale che si traduce nella spinta a fare sesso aspecificamente con i partners teoricamente disponibili (Hamann 2005). Lo stimolo visivo, tramite il cervello produce l’erezione nel contesto dell’attivazione di un vero e proprio ciclo di eccitamento sessuale che tende verso l’orgasmo.
Questo accade anche negli animali, spontaneamente nei meccanismi che legano l’accoppiamento all’attenzione sulle aree sessuali femminili da parte dei maschi, e a livello sperimentale: i maschi hanno un comportamento sessuale “attivo”, e quindi hanno la spinta ad impegnarsi attivamente se stimolati con immagini sessuali naturali (le aree sessuali femminili), scartando altri tipi di attività come il mangiare.
Nelle dipendenze di solito compaiono anche cosiddette parafilie o perversioni, ovvero particolari vie per il raggiungimento del raggiungimento sessuale che spesso non prevedono il rapporto genitale integrale. Le perversioni sono varianti della fantasia o della pratica sessuale che comunemente non producono disagio, anche se possono implicare comportamenti illeciti o socialmente imbarazzanti, o rischi di vario tipo. Le perversioni possono divenire disturbanti per la persona quando acquisiscono i caratteri di una dipendenza. La persona si può lamentare sia del mancato controllo sulla perversione, sia dell’invasione da parte di questa della comune sessualità, che invece a cose normali era comunque il centro dell’attività sessuale di cui la perversione era una variante.
La masturbazione è un caso particolare perché più che una perversione rappresenta un’attività sostitutiva, che può assumere i caratteri di una dipendenza tramite una via che la rende particolarmente gratificante, ovvero di solito la pornografia, o il voyeurismo, cioè la pornografia “dal vivo” praticata a pagamento o assistendo a rapporti di altri, o clandestinamente (spiando le persone intente ad attività sessuali). La persona che si masturba abitualmente di solito è assillata dal disagio di non poter avere l’oggetto del desiderio ideale, e di doversi accontentare della masturbazione. A volte invece la persona finisce per isolarsi socialmente o sviluppare una disabilità nei rapporti sociali perché la sua sessualità è presa in ostaggio dall’attività masturbatoria. Altrimenti, la masturbazione diviene patologica poiché all’aumento della frequenza corrisponde una minore soddisfazione, ricercata in maniera rabbiosa o smaniosa senza successo, oppure corrisponde una condizione demoralizzante e imbarazzante per la persona.
La masturbazione patologica è comunemente chiamata “compulsiva” anche se in realtà questo crea l’idea non corretta che rappresenti una variante del disturbo ossessivo-compulsivo. La fantasia sessuale si differenzia dall’ossessione poiché è ricercata, prodotta e alimentata come un tramite di gratificazione, e l’attività masturbatoria non è praticata contro la propria volontà del momento, ma se mai contro le proprie intenzioni generali.
Le tendenze terapeutiche nel campo della dipendenza sessuale muovono su quattro fronti:
a) ridurre la spinta sessuale o ostacolare il ciclo orgasmico; spesso questo obiettivo viene ricercato con l’uso di antidepressivi che, se da una parte possono ridurre il desiderio attivo, l’urgenza, eccitabilità e allungare i tempi per l’orgasmo, possono anche invece aumentare l’impulsività e i pensieri sessuali, creando una condizione addittura peggiore.
b) Ridurre l’impulsività generale mediante farmaci anti-impulsivi, il che, stabilizzando nel tempo l’umore, tende a ridurre in durata, entità e gravità gli episodi di smania sessuale.
c) Aumentare la gratificazione interna, così da rendere meno urgente e frequente la spinta a cercarne altra, almeno in assenza di stimoli maggiori.
d) Interferire con l’orgasmo in maniera da rendere nel tempo il piacere sempre meno intenso nella sua parte finale.
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